L’attacco alla Base


Attacco alla Base, stralci di "Giorni di Follia. Presenze inquietanti a Pescara"

L’attacco alla Base era necessario. In quei maledetti giorni di follia, o attaccavi oppure venivi attaccato! E spesso gli attacchi dei Finali non erano piacevoli. Inarrestabili, arrivavano di notte a ondate con l’unico scopo di uccidere e allora non c’era altra scelta che la fuga.

La Base era il posto peggiore dove immaginare di voler pianificare un attacco, ma non c’era scelta. E soprattutto non c’era più tempo. Neanche per fermarsi a pensare un secondo in più che la scelta di attaccare di notte era quanto di più sbagliato si potesse fare. E solamente in due per giunta. Due contro centinaia di mostruosi Finali con cui era impossibile qualunque ipotesi di ragionamento!

«Si, perché non andiamo lì a bussare. Se rispondono gli stringiamo la mano, chiediamo scusa per il disturbo e torniamo a casa. Ma fammi il piacere! E poi me la sto facendo sotto, è meglio tornare a casa».
«Anche io ho paura, ma dobbiamo controllare meglio ti dico».
«Non dicevo in quel senso, me la sto facendo sotto nel senso che mi scappa!».
Anto sbuffò sonoramente, con gli occhi sgranati per la rabbia si stava chiedendo se era mai possibile metter su un commando sgangherato come quello.
«Un po’ di professionismo, e che cazzo!».
«Senti io di professione non faccio il guastatore! Ho freddo, sto scomodo e devo pisciare! E poi, dai, che vuoi fare, scavalcare il muro ed entrare?».
Igor si stava avvicinando all’amico, ma non fece in tempo a raggiungerlo che un faro improvviso gettò la sua luce proprio nella loro direzioni.
«Opporcaputt… Lo sapevo!».
I due si schiacciarono sul terreno cercando di non muoversi. Una raffica di mitra risuonò per tutta la foresta. Foglie e rami secchi volarono in aria accanto ai loro corpi.

Continua a leggere e scopri da solo come andrà a finire.